Capitolo secondo
EVOLUZIONE (Narrazione
delle origini)
L’evoluzione della specie umana
ha attraversato, per milioni di anni, un tempo difficilissimo. Gli studi di
paleontologia umana, che studia gli esseri umani e la loro evoluzione
biologica, e di preistoria, che studia il comportamento e gli oggetti che hanno
lasciato gli uomini, ci illuminano nella formulazioni delle ipotesi evolutive.
Il ritrovamento di fossili ci
testimonia questo percorso e ci documenta che numerosi fattori lo hanno
orientato:l’ambiente, la dieta, il clima ecc. .
I paleontologi si sono resi conto
che “l’evoluzione non è un processo ingegneristico di assemblaggio di parti, ma
piuttosto un susseguirsi di salti di complessità”. (Prigogine,1987)
“Gli esseri umani sono contigui a
tutte le altre forme viventi e non, il cui tempo-zero è la condizione iniziale
dell’evoluzione. Di lì in avanti ognuno avrebbe preso la propria strada
probabilistica, come in una esplosione galattica senza ritorno, seguendo
traiettorie controllate dalla matematica del caos. L’evoluzione umana non è
lineare e si collega alla dinamica dei sistemi complessi, che non possono
essere pienamente descritti da alcun sistema
di equazioni.” (A. Salsa)
Il processo di ominazione, nel
momento in cui raggiunge la “stazione eretta”, ha il suo inizio, il suo “a
partire da”.
La paleoantropologia, fino a
questo momento, ci ha documentato il fatto, che l’uomo non è il prodotto finale
dell’evoluzione ma un semplice stadio.
Uno sguardo ai segmenti evolutivi
e tassonomici di Jan Tattersall, ove
compare l’insieme degli antenati dell’uomo, ci prospetta :
-
che prima dell’Homo sapiens sapiens non eravamo soli ,
-
che l’origine degli esseri bipedi ha scenari prioritariamente africani e successivamente europei ed asiatici anche
se in diversificati contesti ambientali ,
-
che l’insieme degli antenati dell’uomo si ipotizza sia investito da
complessi collegamenti filogenetici.
Un atteggiamento distaccato e
relazionistico, rispetto a tutte le congetture ,circa il modo di essere,di
vivere e di evolvere della specie umana , risulta essere il modo migliore per
affrontare questi argomenti.
Poiché l’evoluzione delle nostre
conoscenze in campo molecolare, atomico, archeologico, chimico, paleontologico,
psicologico, ecc. ci danno il modo di leggere, con un’ottica sempre più
aggiornata e più complessa, quello, che ci potrà apparire come interpretato in
modo parziale e forse inappropriato.
Limitandoci a ciò che sembra più
definito e conosciuto e cioè l’uomo moderno, tutti gli studiosi sembrano
concordi nel definirlo appartenente esclusivamente all’Homo Sapiens Sapiens
(uomo di Cro-Magnon), i cui reperti fossili lo fanno comparire ed evolvere in
Africa da circa 100.000 anni in qua.
Il ritrovamento, in Europa, di
fossili e testimonianze risalenti a 40.000 anni fa, testimoniano di una
contemporanea coabitazione tra esseri
umani moderni (Cro-Magnon) e neandertaliani, che allo stesso tempo fa sorgere
numerosi interrogativi circa la durata della coabitazione (ca. 10.000 anni), le
modalità in cui si svolse e come terminò.
A queste domande è difficile
rispondere ed in particolare alla durata della coabitazione, poiché le
interazioni fra i due gruppi sembrano limitate. I prestiti culturali furono ben
pochi e i due gruppi mantennero sostanzialmente le loro identità (nelle
lavorazioni dell’osso, nelle realizzazioni di punte di selce adozione di
oggetti ornamentali, nella costruzione
di utensili in genere) anche se convissero per migliaia di anni.
Le varie ipotesi interpretative
hanno provocato molte discussioni fra gli studiosi di preistoria, ma quale
possa essere la interpretazione più corretta , resta il fatto che i
neandertaliani si sono estinti (ca. 30.000 anni fa) e gli uomini di Cro-Magnon
hanno proseguito la loro evoluzione.
Nei quasi diecimila anni in cui i
due gruppi hanno abitato le terre europee anche se a qualche centinaio di chilometri di distanza (vedi nella penisola
iberica i Neandertaliani a sud e i
Cro-Magnon al nord , non superando la linea del fiume Tago) non vi è alcuna
traccia di eventuali scontri e tantomeno vi è testimonianza della fine del
gruppo Neandertaliano ad opera o per aggressione degli uomini di Cro-Magnon.
GLI UOMINI MODERNI O I CRO-MAGNON
Gli studiosi di preistoria hanno
lungamente dibattuto sui rapporti fra Neandertaliani e uomini di Cro-Magnon. I
primi ad essere scoperti furono i Neandertaliani in associazione con strumenti
sovente ottenuti da schegge (* utilizzate grezze o dopo ritocco come
“raschiatoi”, punte, pezzi denticolati e con tacche) , che si collocano nel
paleolitico medio.
Gli uomini di Cro-Magnon vengono
collocati nel paleolitico superiore e si associano alla lavorazione di lame di
selce e di lamelle, alla produzione di utensili di selce e d’osso, dalle forme
standardizzate, alla produzione di opere d’arte parietali e di oggetti scolpiti
o incisi.
Il dibattito pur essendo ancora
vivo e la disparità di opinioni meno accentuate , ormai la quasi totalità dei
paleantropologi esclude che i
Neandertalianisiano gli antenati diretti
dell’uomo moderno; tuttavia non viene negata categoricamente la possibilità di un contributo genetico dei
neanderteliani alla formazione delle
popolazioni moderne.
La estinzione delle popolazioni
neardertaliane diede il via alla proliferazione ed alla evoluzione dell’uomo
moderno (cro-magnon) che ha popolato l’intero pianeta terra con forme culture e
popolazioni variegate.
L’UOMO DI NEANDERTHAL
A causa delle glaciazione RIS (dal nome del fiume
dove sono state trovate le rocce che testimoniano di questo fenomeno) circa un
milione di anni fa la terra subì un cambiamento norme che ne abbassò di molti
gradi la temperatura.
I cambiamenti determinarono nell’emisfero nord
la estensione dei ghiacci fino al 50° parallelo, coprendo l’Europa, l’America e
l’Asia sett. Mentre nell’emisfero Sud provocarono la cessazione della
formazione delle nubi bloccando tutte le precipitazioni atmosferiche.
Dove faceva molto freddo non
nenivava, dove faceva meno freddo non pioveva. La savana dove vivevano gli
ominidi i carnivori e gli erbivori si trasformò in un deserto, provocando le
emigrazione verso nord di selvaggina e
uomni. Mentre l’Europa e l’Asia erano coperte quasi intermente di ghiacci ne ra
privo un lungo corridoio che dal Portogallo si estendeva fino alla Cina. Lungo
questo corridoio numerosi fossili
ritrovati (in Spagna Francia e Germania, Iran Siberia e Cina ) testimoniano
delle presenza di questo homo sapiens arcaico o di neandertal e ne fano
risalire la presenza fino a 400.000 anni fa.
Negli immensi territori
dell’Europa e dell’Asia l’uomo di
Neandertal nei lenti ma continui spostamenti (nomadismo) usa come rifugi le caverne. Adotta per la
sopravvivenza la raccolta di frutti ,
erbe, bacche e sulle rive del mare la raccolta di molluschi. Altro modo per
procacciarsi il cibo è la pratica della caccia
(di cavalli, renne, bisonti,mammuth) in gruppo e la pesca nei torrenti
(salmoni). Gli uomini di neandertal sviluppano parecchie conoscenze
tecnologiche, oltre al controllo del fuoco per scaldarsi e cuocere il cibo,
usano incudini e martelli in pietra, costruiscono coltelli affilati in pietra,
raschietti per levigare ossa e strumenti contenitori per l’acqua sia in legno
che in pelle. Utilizzano le pelli degli animali uccisi per coprirsi e
riscaldarsi, dopo averli ammorbiditi masticandoli per ore. Addomesticano i
cani (si hanno reti di cani domestici
all’interno delle caverne ed alcuni bambini sono seppelliti con il loro
cagnolino in braccio).
Si ipotizza che dimostrassero un
attaccamento verso i defunti dai ritrovamenti
a Shanidar in Iran di una sepoltura in cui si trova un uomo in posizione
rannicchiata ed intorno si sono trovati pollini di diversi di fiori
multicolori. Sicuramente inizia ad essere presente una forma di linguaggio in
quanto dai crani fossili ritrovati, la laringe, l’organo che consente di
emettere i suoni è in una posizione che
pur non essendo come nella nostra permette all’uomo di Neandertal di emettere i
suoni con voce nasale, pronunciare male le vocali, esprimersi con lentezza ma
gli consente di emettere fonemi e formulare parole di senso compiuto.
CRO-MAGNON - L’UOMO MODERNO
Per come avvenuto per l’uomo di
Neandertal, in Africa si è evoluto un Homo (homo sapiens sapiens o uomo di
Cro-Magnon) del tutto simile a noi uomini moderni : longilineo, con braccia di
lunghezza normale, peli cortissimi e fronte alta, che circa 60.000 anni fa
inizia un viaggio dietro agli animali che seguono la vegetazione perché la
glaciazione Riss sta cessando e vi è un periodo climatico più mite.
Gli uomini attraversano
lentamente l’attuale istmo di Suez e si dirigono da una parte verso nord, verso
l’Europa e la Siberia
da dove passeranno in America; altri vanno verso sud-est popolando l’India fino
all’Australia.
Seguendo le tracce lasciate da
questi nomadi Cro-Magnon ci rendiamo conto dei progressi enormi che compie e
del fatto che a partire da ca. 30.000 anni fa resta solo a popolare il pianeta
Terra.
Quale è il segreto di questo
successo?
La risposta non è né facile né
semplice poiché il suo processo evolutivo è ancora troppo breve ma ci sono
aspetti che avvalorano e consolidano il percorso del successo, mentre altri
fanno temere un probabile insuccesso evolutivo, con relativa estinzione, per
come avvenuto per gli antenati che ci hanno preceduto.
Tutti i settori delle attività
svolte dall’uomo di Cro-Magnon hanno uno sviluppo eccezionale. Le sue
conoscenze lo portano a raggiungere la massima perfezione nei lavori in pietra.
Scopre e utilizza nuovi materiali come la selce e l’ossidiana.
L’osservazione e la
sperimentazione lo portano a scoprire le proprietà della pirite o pietra focaia
ed imparò ad accendere il fuoco.
Inventò nuovi strumenti:
-
il bulino , punteruolo capace di bucare qualsiasi materiale;
-
l’arco, usato sia per scagliare frecce sia per avvolgere le corde intorno
al bulino e farlo girare vorticosamente facendone un trapano;
-
i manici su cui incastrava e legava lame di selce per farne coltelli, asce,
punte di freccia e di lancia.
Usò gli aghi per cucirsi i
vestiti e sapeva fare asole e bottoni; con le pelli masticate costruì abiti, tende e contenitori vari.
Scaldava la selce per renderla
più tenera e ne ricavava lame che poi rifiniva ottenendo vari utensili.
Lavorava il corno di renna da cui
ricavava aghi e arpioni. Maneggiava utensili (martelli, asce coltelli ecc. )
forniti di manico.
L’uomo di Cro-Magnon possedeva l’apparato vocale come il nostro.
La laringe era scesa alla base della gola dove faceva da altoparlante ai suoni
e permetteva di pronunciare i quaranta fonemi ( suoni base) che costituiscono
l’elemento comune di tutte le lingue che oggi si parlano.
Utilizza, quindi, un linguaggio
articolato che piano, piano diventerà la base delle comunicazioni e della
trasmissione delle conoscenze.
All’interno delle grotte abitate
dagli uomini di Cro-Magnon sono stati
rinvenuti degli affreschi di figure umane, di figure umane con travestimenti
(stregone e sciamano), di animali vari.
Il fine di questi affreschi si
presta a verie interpretazioni di significati sia pratici (allenamenti a colpire ) sia simbolici o
magici (riti propiziatori). Lo stesso significato simbolico magico può essere
dato alle statuette femminili ritrovate (ove gli organi sessuali sono
particolarmente evidenti – fecondità) . Il percorso che l’uomo di cro-magnon
affronta e che per alcuni archeologi risale anche a 150.000 anni fa e che per motivazioni climatiche ed
ambientali inizia nel cuore dell’Africa, determina oltre ad un progressivo
sviluppo ed un affinamento delle conoscenze anche tecnologiche, un adattamento ai vari ambienti ove si
sposta. Questo viaggio che dall’Africa lo porta a popolare tutte le regioni
terrestri trova un po’ tutti gli archeologi concordi nel collocarlo a circa
60.000 anni fa.
L’intersecarsi di questa colonizzazione con i climi e gli
ambienti porta, come assoluta necessità, l’uso
di tutte le forze presenti nei vari gruppi sia nella componente
femminile che nella componente maschile, sia nei giovanissimi sia negli
anziani.
La forza che permette a questo uomo moderno di affrontare e
superare le enormi difficoltà rappresentate dall’ambiente (ogni tipo di animale
che ritiene l’uomo una preda), dal clima dagli approvvigionamenti alimentari
etc. consiste sicuramente nel tipo di organizzazione sociale che adotta.
Organizzazione che sfrutta tutte le potenzialità della componente
femminile e della componente maschile ,
dell’energia dei giovani e dell’esperienza degli anziani, con una
collaborazione ed un coordinamento reciproco che esclude la presenza fissa di
capi bandi o capi famiglia o capi tribù.
Proprio perché questa modalità
operativa avrebbe favorito l’insieme del vitale
apporto di ogni singolo individuo presente nel gruppo.
La comprensione, la
collaborazione, l’assenza di ruoli precisi e finiti (raccoglitori-cacciatori)
l’interscambio, l’intesa, l’esaltazione delle singole identità, delle singole
energie, e peculiarità determinano il successo di questo modello associativo.
GLI ESSERI UMANI SAPIENS SAPIENS
DI FRONTE ALLA MORTE
I reperti funerari ritrovati da 35.000 a 10.000 anni
fa mostrano il profondo rispetto, che il
sapiens sapiens aveva verso se stesso
e che si manifestava con la preziosa cura che poneva nella sepoltura dei
defunti.
Le prime pratiche sepolcrali accertate risalgono all’uomo di Neandertal;
erano semplici fosse individuali ,
scavate nella terra, nelle quali veniva
seppellita in posizione fetale , accanto al corpo venivano deposti alcuni oggetti
di uso quotidiano.
Il sapiens sapiens si rende
conto che vi è una caratteristica primaria che lo distingue rispetto a tutti
gli altri esseri animati, ed è l’intelligenza, che ora con l’uso corretto del
linguaggio permette di comunicare non solo il concreto ma anche concetti
astratti e di trasferire in pitture, graffiti o statuine, concetti e idee.
L’uso della comunicazione e della
intelligenza fanno percepire e prendere consapevolezza della diversità e della
unicità di se stesso rispetto a tutti gli altri esseri animati e vegetali ,
materiali ed astrali.
Le straordinarie espressioni
artistiche ritrovate in grotte disseminate un po’ ovunque in Europa ci fanno
rivivere il mondo magico di allora come lo manipola il sapiens sapiens, con la
sequela di animali colorati, di graffiti e pitture di vita reale , di uomini e
donne in scene vive, di simboli ed invenzioni.
Queste espressioni artistiche ci
testimoniano, visivamente, per come avvenuto nella scoperta ed uso degli
utensili, l’altro aspetto della
intelligenza: la creatività, che è la modalità con cui “il pensiero divergente
produce idee nuove e numerose con la caratteristica della fluidità,
flessibilità e originalità”.(CROPLEY)
Il sapiens sapiens si rende conto
di essere unico ed eccezionale e documenta questa sua consapevolezza con ciò
che crea e produce.
Salvaguarda allo stesso tempo
questo essere dalla sorte che corrono gli altri animali , che abbandonati sono
preda di ogni essere vivente.
La sepoltura attenta, protetta e
scrupolosa dei defunti diventa sacra e
rituale( e col tempo le sepolture sono sempre più cariche di significato.)
Il defunto è sepolto con un
abbigliamento ricco e prezioso, con acconciature e ornamenti straordinari:
cuffie e vesti di pelle ricoperte di pelli d’avorio e denti di volpe
cuciti,insieme a braccialetti, anelli in avorio di mammuth o collane composte da file di diversi denti animali,
accompagnato spesso da utensili e armi varie.
Anche se la morte è vista come un
evento doloroso , ben presto il sapiens sapiens intuisce la misteriosità che
lega la morte alla vita.
Concretamente osserva ed
esperimenta il ciclo vitale di ogni essere che lo circonda, dei cereali, in
particolare, che attraverso le varie
fasi della semina (morte), del germoglio (nascita) della crescita (vita) ,
della raccolta (morte) , della sua trasformazione in alimento per il sapiens sapiens
( vita per sé), ed intuisce il legame misterioso ma visibile di tutti gli
esseri animali e vegetali e tra questi esseri vitali con gli altri materiali.
Le tombe generalmente sono luoghi
protetti e rivelano importanti informazioni sul livello delle conoscenze
tecniche, sui tassi di mortalità, sulla importanza dei sepolti e anche
sull’aspetto sociale.
Intorno a 7000 anni fa e in concomitanza del mutato costume nomade
in sedentario compaiono anche le necropoli, che ospitano inizialmente poche
decine e successivamente centinaia di inumati.
Le tombe diventano anche sempre
più ricche e imponenti . Vengono costruite in pietra ed in collegamento con gli
astri; ne sono un esempio le piramidi, sorprendenti monumenti funerari
innalzati per i faraoni egizi, che esprimono forse il trapasso dalla terra agli
astri e l’altra vita da defunti.
Intorno a 8000 anni fa in Europa,
ove il nomadismo si è mantenuto più a lungo, si costruiscono monumenti funerari
di grandi dimensioni (megalitiche) diffuse in varie parti. Anche se numerose
interpretazioni si sono date a queste costruzioni, in realtà si tratta di edifici realizzati, con enormi lastre di
pietra che per la loro collocazione ebbero il contributo di numerosissime persone
e grandi quantità di materiali, finalizzati a proteggere un’unica camera
funeraria e poi di più. ( dolmen di
Stonehenge in Gran Bretagna)
Nei pressi delle tombe
megalitiche o sparsi qua e là si trovano enormi pietroni grezzi e isolati chiamati menhir.
Il fatto che l’orientamento dei
dolmen che dei menhir tiene conto del sorgere del sole nei giorni di solstizio
fa ipotizzare che queste costruzioni abbiano lo stesso significato che può
essere attribuito alle piramidi (esprimono forse il trapasso dalla terra agli
astri e l’altra vita da defunti).
Il sapiens sapiens razionalizza
il mistero della vita e della morte legandoli ed interpretandoli come unico
momento ed inizierà a sottolineare con rituali la scansione di questi eventi
creando le festività per gli uni e per
gli altri. Le tappe sempre costanti dei vari eventi agricoli, la semina, il
germoglio (la nascita), la fioritura, la maturazione, la raccolta saranno
momenti da rendere unici e singolari da sottolineare con rituali significativi e sacri poiché legano
indissolubilmente il ciclo della vita vegetale ed animale.
IL SAPIENS SAPIENS PROSEGUE LA SUA EVOLUZIONE
Lo sconvolgimento climatico
inizia a mutare nuovamente circa 12.000 anni fa. La temperature sulla Terra
cominciò ad alzarsi determinando l’arretramento dei ghiacci, fino a raggiungere,
circa 10.000 anni fa, le stesse caratteristiche di oggi.
Cambia (in questi 2.000 anni) la
flora e la fauna, con spostamenti, estinzioni o incrementi vari tra le specie
vegetali ed animali.
Gli
animali che si erano adattati
alle rigide temperature dei ghiacci si spostano verso Nord ( la
Scandinavia, la Finlandia, il Canada, la Siberia settentrionale) .
Seguono questo percorso le renne, i cervi, i bisonti pelosi, in cerca di
temperature basse. Probabilmente il mammuth e l’orso delle caverne si
estinguono,
incapaci di resistere a condizioni così radicalmente mutate.
Contemporaneamente gli stessi
luoghi, a seconda delle latitudini, si popolano di animali più piccoli, i
maiali, le pecore, le capre, gli asini, gli onagri, i cinghiali, gli uro, i
bufali, i leoni, le iene, gli sciacalli, le pantere, gli elefanti, gli
struzzi,m i rinoceronti, le testuggini, etc.
Tra i vegetali spariscono le piante tipiche dei climi freddi e crescono
piante ed erbe di ogni tipo: il noce, il fico, la liquirizia, la quercia, il giuggiolo,
i pioppi, i pini, le palme da datteri, gli albicocchi, i canneti, frumento, e
orzo selvatico, i capperi etc.
Particolarmente interessanti
diventano le erbe che maturano con spighe piene di chicchi: i cereali.
Diversi animali piccoli ed i
cereali compaiono contemporaneamente ovunque e li ritroviamo in Europa, in
Cina, in America.
I luoghi ove gli uomini moderni
seppero intuire e sfruttare per primi le caratteristiche nutritive degli
animali piccoli ma in particolare dei cereali, corrispondono ad una area che
abbraccia l’Egitto, la Turchia
la Siria l’Iraq che attualmente viene indicata come “mezza luna fertile”.
In questo territorio per 3.000
anni dal 10.000 a.c. al 7.000 a.c. avviene una
rivoluzione: la rivoluzione neolitica, con le fondamentali tappe
dell’addomesticamento ed allevamento degli animali, la raccolta dei cerali e
successivamente il costituirsi dei gruppi da nomadi in sedentari.
Mentre nel resto del mondo gli
uomini moderni continuano a vivere di caccia e raccolta ancora per diverse migliaia
di anni, nel territorio soprannominato “mezza luna fertile” a partire da 12.000
anni fa la osservazione (a forte contributo femminile) dei comportamenti dei
nuovi piccoli animali permise di catturare e successivamente addomesticare ed
allevare quelli (CAPRE-PECORE-MAIALI-MUCCHE) che potevano essere indotti a
seguire docilmente i gruppi di esseri umani quando si spostavano da un luogo
all’altro.
I vantaggi di questa nuova
modalità (allevamento addomesticamento) di procurarsi la carne si rivelano ben
superiori alla precedente modalità, (caccia) anche se questa continua ad essere
praticata. Contemporaneamente la raccolta delle erbe con spighe semplificò
molto l’attività della raccolta e la
orientò prioritariamente verso queste erba (i cereali).
In questo modo procede
l’evoluzione conoscitiva e si compie la prima tappa di quella rivoluzione
neolitica : il passaggio dall’attività di cacciatori – raccoglitori a quella di
allevatori raccoglitori di cereali. Occorre sempre precisare che tuttora
l’attività di allevatori e raccoglitori come la precedente di cacciatori e
raccoglitori è da intendersi praticata
da tutti i componenti dei gruppi umani, donne, uomini, giovani ed
anziani, senza distinzione di ruoli né attribuzione di dominanze di qualcuno in
forma costante.
Tutte le attività sia la caccia
sia la pesca sia la raccolta sia l’allevamento sia la raccolta di cereali
contribuiscono a sostentare gli esseri umani, vi è solo un’ascesa d’importanza
e di funzionalità tra le stesse.
Il lento processo di cambiamento
di abitudini ed attività spostò la percentuale del tempo che gli esseri umani
dedicavano al procacciamento degli alimenti (assai alto, quando le attività
erano la caccia e la raccolta a tal punto che il tempo era completamento
dedicato a questa attività e a quelle di produrre gli utensili adatti alle
stesse) e liberò del tempo per le osservazioni degli eventi naturali e
astronomici, per la pittura e scultura, per le comunicazioni e conversazioni.
Dobbiamo principalmente alle
osservazioni e deduzioni concrete delle donne, allenate dalla loro specificità
di mamme, la scoperta del ciclo riproduttivo dell’orzo, dell’avena e del grano
e del rapporto con la ciclicità delle stagioni . Questo aspetto viene finalmente accettato anche dagli
studiosi di preistoria, che fino ad ora ne davano una lettura solo in chiave
maschile.
La selezione e conservazione
delle spighe migliori , il loro accantonamento ed al momento opportuno la
semina dei chicchi ed il loro rinascere fece scoprire il modo di coltivare i
cereali.
Le attività di allevamento e di
coltivazione portarono come conseguenza un cambiamento radicale nel costume
nomade e si iniziò ad abitare , almeno per lunghi periodi nello stesso posto,
la cui conseguenza fu il diventare sedentari ed il costruire capanni stabili.
I lunghi tempi da dedicare alla
osservazione ed alla manipolazione e produzione di utensili fecero scoprire ,
magari casualmente, che dai chicchi si ricava la farina e dalla farina mista ad
acqua i pani da cuocere sulle pietre infuocate e magari allo stesso modo si
resero conto che dall’argilla si poteva arrivare alla ceramica dopo averla
modellata e cotta.
Dai ritrovamenti fossili si
deduce che l’uomo del neolitico mieteva il grano e l’orzo con falci di pietra;
staccava i chicchi battendo le spighe con dei bastoni; li sminuzzava in piccole
macine e li setacciava con ciotole forate; impastava quindi la farina con acqua
e coceva gl’impasti sulla pietra arroventata ottenendo
delle focacce non lievitate.
La grande abbondanza di argilla
ed il poterla facilmente modellare furono occasione per fabbricare utili
oggetti di ceramica (vasi, contenitori vari) dapprima essiccati al sole e
successivamente al fuoco con i forni.
La organizzazione sociale si
mantiene identica al periodo del nomadismo (caccia e raccolta), ma data la
maggiore facilità del reperimento alimentare i gruppi , che prima oscillavano
tra i 10 e i 30 individui tendono ad aumentare di consistenza, magari con
relazioni di parentela.
Inizia una trasformazione all’interno delle relazioni
tra i vari membri del gruppo, che combinata con i progressi delle conoscenze
tecnologiche, con il miglioramento degli approvvigionamenti alimentari, con
l’aumento numerico dei membri del gruppo,
con la trasformazione dei capanni in villaggi e città, con la
suddivisione dei momenti lavorativi ,
con la parcellizzazione delle verie attività e l’attribuzione a singoli
specialisti, porterà alla nascita di un nuovo modello di relazioni e di culture
.
Partirà da questo momento, non
facilmente collocabile in un tempo ben preciso, per come testimoniano i
percorsi evolutivi che i vari gruppi
percorreranno nelle varie regioni della terra.
Modello sociale e percorso
storico che ci porteranno ai giorni attuali con l’enorme bagaglio di esperienza
e diversità e di evoluzione conoscitiva e storica.
Cosa ci unisce e cosa ci
differenzia oggi da quel momento imprecisato ?
I diversi lavori non sono divisi
ma tutti facevano tutto, a seconda delle abilità e predisposizioni. La stessa
persona raccoglie i cereali nei campi, porta le capre al pascolo, tesse, lavora
la pietra e la ceramica, provvede alla preservazione delle cose a sua
disposizione. Tutti hanno interesse a far parte del gruppo, senza pretese
particolari ma interagendo e collaborando con tutti. Questa è la vera forza del
gruppo e questa è la modalità che determina il successo dell’uomo del neolitico
(Cro-Magnon).
L’Età dei metalli durerà da 9.000 anni fino a 3.200 anni fa; in questo periodo le
organizzazione sociali si modificano profondamente. Iniziano ad esserci
divisioni e distinzioni di ruoli e di lavoro. Assumono grande prestigio i
“maestri del fuoco” o fabbri che sapevano estrarre da rocce metallifere il
rame, lo fondevano e versato in stampi poteva assumere qualsiasi forma
l’artigiano desiderasse.
Intorno a 6.000 anni fa questa
tecnica viene coniugata con lo stagno dando origine ad una lega: il bronzo, più
resistente e splendente.
Le nuove armi ed i nuovi utensili erano più belli e robusti
di quelli in rame ed in particolare le armi (asce, scudi, spade ed elmi) non si
ammaccavano né si spezzavano.
Trovare questi metalli, quando si
esaurivano le risorse vicine, divenne impresa sempre più difficile, che portò i
più intraprendenti ad affrontare viaggi pieni di pericoli per ottenerli, sia
scambiandoli con altre merci, sia razziandoli.
Nel frattempo l’equilibrio dei
villaggi diventa sempre più precario.
Gli esseri umani di Cro-Magnon
più sicuri e protetti dai nuovi metalli e dai vari utensili ed armi,
riorganizzano il proprio modo di stare nell’ambiente.
Scelgono luoghi particolari, ove
la presenza di fiumi, con la loro forza imprevedibile, fanno crescere
abbondante il grano, l’orzo, il sesamo, i legumi, i datteri.
Nascono ai lati dei fiumi gli
accampamenti umani sempre più numerosi. La forma di queste abitazioni cambia,
da forme tondeggianti a forme rette, per poter aggiungere successive
abitazioni, a seconda dell’aumento dei nuclei umani.
Nascono :
-
le civiltà dei fiumi (Nilo – Tigri – Eufrate – Indo, Fiume Giallo ).verificare bene
-
Le città dei fiumi.
-
Le società dei fiumi.
-
Gli stati dei fiumi.
La grande abbondanza di cereali
che producevano le numerose inondazioni viene razionalizzata, con una
organizzazione della conservazione degli abbondanti quantitativi di orzo e
grano, che necessita ammassare, non più nelle singole abitazioni, ma in luoghi
costruiti appositamente, come depositi, per le esigenze di tutti.
I granai diventano il cuore ed il centro dei nuovi
villaggi per essere ad un tempo protetti ed essere facilmente accessibili a tutti.
In una delle prime città, sorte
nella terra tra i fiumi (Mesopotamia), le case di abitazione sono simili a
quelle dei villaggi neolitici, ma su tutte domina il grande granaio.
Il granaio, col tempo, acquisterà una assoluta importante per il
villaggio.
Diventerà sacro e quindi un tempio.
Sarà, proprio, il granaio- tempio, che contemporaneamente
testimonierà l’abbondanza e la ricchezza del villaggio, ma anche la sua
sacralità.
Questa grande struttura è
costruita con legno e argilla; ha una particolare architettura “a gradoni” ed è
chiamata “Ziggurat” . Molti ne sono i
custodi, su incarico del villaggio.
Chi, però, è incaricato della
custodia del granaio-tempio assume
col tempo una importanza tale da considerare ciò che è di tutti come
appartenente a sé (parte di sé); e si struttura in modo tale che pochi ed in
poco tempo controllano le fonti della vita del villaggio e ne dispongono a loro
piacimento.
Verranno chiamati re o sacerdoti.
Al villaggio, nei momenti di
assemblee comuni, si presentò ben presto il problema di controllare le acque
per renderle, da impetuose e dannose a
mansuete docili e utilissime.
Il problema è talmente grande,
che occorre la collaborazione di tutti. Occorre anche la collaborazione dei
villaggi vicini.
L’accordo, per iniziare una opera
così gigantesca, è possibile per la capacità, che hanno gli esseri umani di
questo periodo, di comprendere il valore immenso della condivisione,
dell’interscambio, dell’adattamento, del paziente accordo tra tutti,
dell’unione delle forze per risolvere problemi come questo, che i pochi hanno
difficoltà ad affrontare ed i molti
riescono a risolvere.
I diversi villaggi decisero di
unire i loro uomini e donne, giovani ed anziani per costruire fossati, dighe,
bacini, canali allo scopo di proteggere i campi durante le piene e disporre di
riserve d’acqua per irrigarli nella stagione secca.
I vari problemi tecnici, per
affrontare lavori così colossali ed imponenti, producono una nuova
organizzazione dei lavori ed una necessità che le stesse persone
eseguissero costantemente le stesse
attività.
In questo modo, col tempo, si
acquisiscono abilità specialistiche e si produce una suddivisione dei lavori ed
una specializzazione nei lavori, che diventerà determinante per il nuovo
modello di società.
Si modifica quella modalità
operativa dominante finora, di avere tutti che facevano tutto, per cedere il
posto alla suddivisione dei lavori e dei ruoli.
Ci sono quelli che zappano,
mietono, modificano e manipolano il
pane, tagliano le pietre, costruiscono gli argini, dirigono i lavori,
sorvegliano la esattezza delle misurazioni e dell’esecuzione dei lavori.
Nascono i falegnami, gli
scalpellini, gli architetti, gli ingegneri, gli idraulici oltre agli allevatori
e contadini etc.
Nasce così lentamente la
città, la città-stato, lo stato tra le
città.
Nasce la organizzazione dei
lavori, delle città, degli stati.
Chi è, all’interno di questo
processo, in ruoli di controllo e di direzione ben presto vi si identifica e si
sostituisce alla funzione e passa a controllare non più i lavori ma le persone.
La prima civiltà, che crea le
città e lo Stato tra le città è, secondo
le attuali conoscenze, la civiltà dei Sumeri.
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