mercoledì 20 marzo 2013

LA DONNA IL DIO - cap. 2


Capitolo secondo

EVOLUZIONE    (Narrazione delle origini)
L’evoluzione della specie umana ha attraversato, per milioni di anni, un tempo difficilissimo. Gli studi di paleontologia umana, che studia gli esseri umani e la loro evoluzione biologica, e di preistoria, che studia il comportamento e gli oggetti che hanno lasciato gli uomini, ci illuminano nella formulazioni delle ipotesi evolutive.
Il ritrovamento di fossili ci testimonia questo percorso e ci documenta che numerosi fattori lo hanno orientato:l’ambiente, la dieta, il clima ecc. .
I paleontologi si sono resi conto che “l’evoluzione non è un processo ingegneristico di assemblaggio di parti, ma piuttosto un susseguirsi di salti di complessità”. (Prigogine,1987)
“Gli esseri umani sono contigui a tutte le altre forme viventi e non, il cui tempo-zero è la condizione iniziale dell’evoluzione. Di lì in avanti ognuno avrebbe preso la propria strada probabilistica, come in una esplosione galattica senza ritorno, seguendo traiettorie controllate dalla matematica del caos. L’evoluzione umana non è lineare e si collega alla dinamica dei sistemi complessi, che non possono essere pienamente descritti da alcun sistema  di equazioni.” (A. Salsa)
Il processo di ominazione, nel momento in cui raggiunge la “stazione eretta”, ha il suo inizio, il suo “a partire da”.
La paleoantropologia, fino a questo momento, ci ha documentato il fatto, che l’uomo non è il prodotto finale dell’evoluzione ma un semplice stadio.
Uno sguardo ai segmenti evolutivi e tassonomici di  Jan Tattersall, ove compare l’insieme degli antenati dell’uomo, ci prospetta :
-          che prima dell’Homo sapiens sapiens non eravamo soli ,
-          che l’origine degli esseri bipedi ha scenari prioritariamente africani  e successivamente europei ed asiatici anche se in diversificati contesti ambientali ,
-          che l’insieme degli antenati dell’uomo si ipotizza sia investito da complessi collegamenti filogenetici.
Un atteggiamento distaccato e relazionistico, rispetto a tutte le congetture ,circa il modo di essere,di vivere e di evolvere della specie umana , risulta essere il modo migliore per affrontare questi argomenti.
Poiché l’evoluzione delle nostre conoscenze in campo molecolare, atomico, archeologico, chimico, paleontologico, psicologico, ecc. ci danno il modo di leggere, con un’ottica sempre più aggiornata e più complessa, quello, che ci potrà apparire come interpretato in modo parziale e forse inappropriato.
Limitandoci a ciò che sembra più definito e conosciuto e cioè l’uomo moderno, tutti gli studiosi sembrano concordi nel definirlo appartenente esclusivamente all’Homo Sapiens Sapiens (uomo di Cro-Magnon), i cui reperti fossili lo fanno comparire ed evolvere in Africa da circa 100.000 anni in qua.
Il ritrovamento, in Europa, di fossili e testimonianze risalenti a 40.000 anni fa, testimoniano di una contemporanea coabitazione  tra esseri umani moderni (Cro-Magnon) e neandertaliani, che allo stesso tempo fa sorgere numerosi interrogativi circa la durata della coabitazione (ca. 10.000 anni), le modalità in cui si svolse e come terminò.
A queste domande è difficile rispondere ed in particolare alla durata della coabitazione, poiché le interazioni fra i due gruppi sembrano limitate. I prestiti culturali furono ben pochi e i due gruppi mantennero sostanzialmente le loro identità (nelle lavorazioni dell’osso, nelle realizzazioni di punte di selce adozione di oggetti ornamentali, nella  costruzione di utensili in genere) anche se convissero per migliaia di anni.
Le varie ipotesi interpretative hanno provocato molte discussioni fra gli studiosi di preistoria, ma quale possa essere la interpretazione più corretta , resta il fatto che i neandertaliani si sono estinti (ca. 30.000 anni fa) e gli uomini di Cro-Magnon hanno proseguito la loro evoluzione.
Nei quasi diecimila anni in cui i due gruppi hanno abitato le terre europee anche se a qualche centinaio di  chilometri di distanza (vedi nella penisola iberica  i Neandertaliani a sud e i Cro-Magnon al nord , non superando la linea del fiume Tago) non vi è alcuna traccia di eventuali scontri e tantomeno vi è testimonianza della fine del gruppo Neandertaliano ad opera o per aggressione degli uomini di Cro-Magnon.
 
GLI UOMINI MODERNI  O I CRO-MAGNON

Gli studiosi di preistoria hanno lungamente dibattuto sui rapporti fra Neandertaliani e uomini di Cro-Magnon. I primi ad essere scoperti furono i Neandertaliani in associazione con strumenti sovente ottenuti da schegge (* utilizzate grezze o dopo ritocco come “raschiatoi”, punte, pezzi denticolati e con tacche) , che si collocano nel paleolitico medio.
Gli uomini di Cro-Magnon vengono collocati nel paleolitico superiore e si associano alla lavorazione di lame di selce e di lamelle, alla produzione di utensili di selce e d’osso, dalle forme standardizzate, alla produzione di opere d’arte parietali e di oggetti scolpiti o incisi.
Il dibattito pur essendo ancora vivo e la disparità di opinioni meno accentuate , ormai la quasi totalità dei paleantropologi  esclude che i Neandertalianisiano gli antenati  diretti dell’uomo moderno; tuttavia non viene negata categoricamente  la possibilità di un contributo genetico dei neanderteliani  alla formazione delle popolazioni moderne.
La estinzione delle popolazioni neardertaliane diede il via alla proliferazione ed alla evoluzione dell’uomo moderno (cro-magnon) che ha popolato l’intero pianeta terra con forme culture e popolazioni variegate.
L’UOMO DI  NEANDERTHAL

A causa  delle glaciazione RIS (dal nome del fiume dove sono state trovate le rocce che testimoniano di questo fenomeno) circa un milione di anni fa la terra subì un cambiamento norme che ne abbassò di molti gradi la temperatura.
 I cambiamenti determinarono nell’emisfero nord la estensione dei ghiacci fino al 50° parallelo, coprendo l’Europa, l’America e l’Asia sett. Mentre nell’emisfero Sud provocarono la cessazione della formazione delle nubi bloccando tutte le precipitazioni  atmosferiche.
Dove faceva molto freddo non nenivava, dove faceva meno freddo non pioveva. La savana dove vivevano gli ominidi i carnivori e gli erbivori si trasformò in un deserto, provocando le emigrazione verso nord di selvaggina  e uomni. Mentre l’Europa e l’Asia erano coperte quasi intermente di ghiacci ne ra privo un lungo corridoio che dal Portogallo si estendeva fino alla Cina. Lungo questo corridoio  numerosi fossili ritrovati (in Spagna Francia e Germania, Iran Siberia e Cina ) testimoniano delle presenza di questo homo sapiens arcaico o di neandertal e ne fano risalire la presenza fino a 400.000 anni fa.
Negli immensi territori dell’Europa e dell’Asia l’uomo  di Neandertal nei lenti ma continui spostamenti (nomadismo)  usa come rifugi le caverne. Adotta per la sopravvivenza la raccolta  di frutti , erbe, bacche e sulle rive del mare la raccolta di molluschi. Altro modo per procacciarsi il cibo è la pratica della caccia  (di cavalli, renne, bisonti,mammuth) in gruppo e la pesca nei torrenti (salmoni). Gli uomini di neandertal sviluppano parecchie conoscenze tecnologiche, oltre al controllo del fuoco per scaldarsi e cuocere il cibo, usano incudini e martelli in pietra, costruiscono coltelli affilati in pietra, raschietti per levigare ossa e strumenti contenitori per l’acqua sia in legno che in pelle. Utilizzano le pelli degli animali uccisi per coprirsi e riscaldarsi, dopo averli ammorbiditi masticandoli per ore. Addomesticano i cani  (si hanno reti di cani domestici all’interno delle caverne ed alcuni bambini sono seppelliti con il loro cagnolino in braccio).
Si ipotizza che dimostrassero un attaccamento verso i defunti dai ritrovamenti  a Shanidar in Iran di una sepoltura in cui si trova un uomo in posizione rannicchiata ed intorno si sono trovati pollini di diversi di fiori multicolori. Sicuramente inizia ad essere presente una forma di linguaggio in quanto dai crani fossili ritrovati, la laringe, l’organo che consente di emettere i suoni  è in una posizione che pur non essendo come nella nostra permette all’uomo di Neandertal di emettere i suoni con voce nasale, pronunciare male le vocali, esprimersi con lentezza ma gli consente di emettere fonemi e formulare parole di senso compiuto.

CRO-MAGNON  -  L’UOMO MODERNO

Per come avvenuto per l’uomo di Neandertal, in Africa si è evoluto un Homo (homo sapiens sapiens o uomo di Cro-Magnon) del tutto simile a noi uomini moderni : longilineo, con braccia di lunghezza normale, peli cortissimi e fronte alta, che circa 60.000 anni fa inizia un viaggio dietro agli animali che seguono la vegetazione perché la glaciazione Riss sta cessando e vi è un periodo climatico più mite.
Gli uomini attraversano lentamente l’attuale istmo di Suez e si dirigono da una parte verso nord, verso l’Europa e la Siberia da dove passeranno in America; altri vanno verso sud-est popolando l’India fino all’Australia.
Seguendo le tracce lasciate da questi nomadi Cro-Magnon ci rendiamo conto dei progressi enormi che compie e del fatto che a partire da ca. 30.000 anni fa resta solo a popolare il pianeta Terra.
Quale è il segreto di questo successo?
La risposta non è né facile né semplice poiché il suo processo evolutivo è ancora troppo breve ma ci sono aspetti che avvalorano e consolidano il percorso del successo, mentre altri fanno temere un probabile insuccesso evolutivo, con relativa estinzione, per come avvenuto per gli antenati che ci hanno preceduto.
Tutti i settori delle attività svolte dall’uomo di Cro-Magnon hanno uno sviluppo eccezionale. Le sue conoscenze lo portano a raggiungere la massima perfezione nei lavori in pietra. Scopre e utilizza nuovi materiali come la selce e l’ossidiana.
L’osservazione e la sperimentazione lo portano a scoprire le proprietà della pirite o pietra focaia ed imparò ad accendere il fuoco.
Inventò nuovi strumenti:
-          il bulino , punteruolo capace di bucare qualsiasi materiale;
-          l’arco, usato sia per scagliare frecce sia per avvolgere le corde intorno al bulino e farlo girare vorticosamente facendone un trapano;
-          i manici su cui incastrava e legava lame di selce per farne coltelli, asce, punte di freccia e di lancia.
 Usò gli aghi per cucirsi i vestiti e sapeva fare asole e bottoni; con le pelli masticate  costruì abiti, tende e contenitori vari.
Scaldava la selce per renderla più tenera e ne ricavava lame che poi rifiniva ottenendo vari utensili.
Lavorava il corno di renna da cui ricavava aghi e arpioni. Maneggiava utensili (martelli, asce coltelli ecc. ) forniti di manico.
L’uomo di Cro-Magnon  possedeva l’apparato vocale come il nostro. La laringe era scesa alla base della gola dove faceva da altoparlante ai suoni e permetteva di pronunciare i quaranta fonemi ( suoni base) che costituiscono l’elemento comune di tutte le lingue che oggi si parlano.
Utilizza, quindi, un linguaggio articolato che piano, piano diventerà la base delle comunicazioni e della trasmissione delle conoscenze.
All’interno delle grotte abitate dagli uomini di Cro-Magnon  sono stati rinvenuti degli affreschi di figure umane, di figure umane con travestimenti (stregone e sciamano), di animali vari.
Il fine di questi affreschi si presta a verie interpretazioni di significati sia pratici  (allenamenti a colpire ) sia simbolici o magici (riti propiziatori). Lo stesso significato simbolico magico può essere dato alle statuette femminili ritrovate (ove gli organi sessuali sono particolarmente evidenti – fecondità) . Il percorso che l’uomo di cro-magnon affronta e che per alcuni archeologi risale anche a 150.000  anni fa e che per motivazioni climatiche ed ambientali inizia nel cuore dell’Africa, determina oltre ad un progressivo sviluppo ed un affinamento delle conoscenze anche tecnologiche,  un adattamento ai vari ambienti ove si sposta. Questo viaggio che dall’Africa lo porta a popolare tutte le regioni terrestri trova un po’ tutti gli archeologi concordi nel collocarlo a circa 60.000 anni fa.
L’intersecarsi  di questa colonizzazione con i climi e gli ambienti porta, come assoluta necessità, l’uso  di tutte le forze presenti nei vari gruppi sia nella componente femminile che nella componente maschile, sia nei giovanissimi sia negli anziani.
La forza che permette  a questo uomo moderno di affrontare e superare le enormi difficoltà rappresentate dall’ambiente (ogni tipo di animale che ritiene l’uomo una preda), dal clima dagli approvvigionamenti alimentari etc. consiste sicuramente nel tipo di organizzazione sociale che adotta. Organizzazione che sfrutta tutte le potenzialità della componente femminile  e della componente maschile , dell’energia dei giovani e dell’esperienza degli anziani, con una collaborazione ed un coordinamento reciproco che esclude la presenza fissa di capi bandi o capi famiglia o capi tribù.
Proprio perché questa modalità operativa avrebbe favorito l’insieme del vitale  apporto di ogni singolo individuo presente nel gruppo.
La comprensione, la collaborazione, l’assenza di ruoli precisi e finiti (raccoglitori-cacciatori) l’interscambio, l’intesa, l’esaltazione delle singole identità, delle singole energie, e peculiarità determinano il successo di questo modello associativo.
 
GLI ESSERI UMANI SAPIENS SAPIENS DI FRONTE ALLA MORTE

I reperti funerari ritrovati da 35.000 a 10.000 anni fa  mostrano il profondo rispetto, che il sapiens sapiens aveva verso se stesso e che si manifestava con la preziosa cura che poneva nella sepoltura dei defunti.
Le prime pratiche sepolcrali  accertate risalgono all’uomo di Neandertal; erano semplici fosse  individuali , scavate nella terra, nelle quali  veniva seppellita in posizione fetale , accanto al corpo venivano deposti alcuni oggetti di uso quotidiano.
Il sapiens sapiens  si rende conto che vi è una caratteristica primaria che lo distingue rispetto a tutti gli altri esseri animati, ed è l’intelligenza, che ora con l’uso corretto del linguaggio permette di comunicare non solo il concreto ma anche concetti astratti e di trasferire in pitture, graffiti o statuine, concetti e idee.
L’uso della comunicazione e della intelligenza fanno percepire e prendere consapevolezza della diversità e della unicità di se stesso rispetto a tutti gli altri esseri animati e vegetali , materiali ed astrali.
Le straordinarie espressioni artistiche ritrovate in grotte disseminate un po’ ovunque in Europa ci fanno rivivere il mondo magico di allora come lo manipola il sapiens sapiens, con la sequela di animali colorati, di graffiti e pitture di vita reale , di uomini e donne in scene vive,  di simboli  ed invenzioni.
Queste espressioni artistiche ci testimoniano, visivamente, per come avvenuto nella scoperta ed uso degli utensili,  l’altro aspetto della intelligenza: la creatività, che è la modalità con cui “il pensiero divergente produce idee nuove e numerose con la caratteristica della fluidità, flessibilità e originalità”.(CROPLEY)
Il sapiens sapiens si rende conto di essere unico ed eccezionale e documenta questa sua consapevolezza con ciò che crea e produce.
Salvaguarda allo stesso tempo questo essere dalla sorte che corrono gli altri animali , che abbandonati sono preda di ogni essere vivente.
La sepoltura attenta, protetta e scrupolosa  dei defunti diventa sacra e rituale( e col tempo le sepolture sono sempre più cariche di significato.)
Il defunto è sepolto con un abbigliamento ricco e prezioso, con acconciature e ornamenti straordinari: cuffie e vesti di pelle ricoperte di pelli d’avorio e denti di volpe cuciti,insieme a braccialetti, anelli in avorio di mammuth o collane composte  da file di diversi denti animali, accompagnato spesso da utensili e armi varie.
Anche se la morte è vista come un evento doloroso , ben presto il sapiens sapiens intuisce la misteriosità che lega la morte alla vita.
Concretamente osserva ed esperimenta il ciclo vitale di ogni essere che lo circonda, dei cereali, in particolare,  che attraverso le varie fasi della semina (morte), del germoglio (nascita) della crescita (vita) , della raccolta (morte) , della sua trasformazione in alimento per il sapiens sapiens ( vita per sé), ed intuisce il legame misterioso ma visibile di tutti gli esseri animali e vegetali e tra questi esseri vitali con gli altri materiali.
Le tombe generalmente sono luoghi protetti e rivelano importanti informazioni sul livello delle conoscenze tecniche, sui tassi di mortalità, sulla importanza dei sepolti e anche sull’aspetto sociale.
Intorno a 7000 anni fa  e in concomitanza del mutato costume nomade in sedentario compaiono anche le necropoli, che ospitano inizialmente poche decine e successivamente centinaia di inumati.
Le tombe diventano anche sempre più ricche e imponenti . Vengono costruite in pietra ed in collegamento con gli astri; ne sono un esempio le piramidi, sorprendenti monumenti funerari innalzati per i faraoni egizi, che esprimono forse il trapasso dalla terra agli astri e l’altra vita da defunti.
Intorno a 8000 anni fa in Europa, ove il nomadismo si è mantenuto più a lungo, si costruiscono monumenti funerari di grandi dimensioni (megalitiche) diffuse in varie parti. Anche se numerose interpretazioni si sono date a queste costruzioni, in realtà si tratta di  edifici realizzati, con enormi lastre di pietra che per la loro collocazione ebbero il contributo di numerosissime  persone  e grandi quantità di materiali, finalizzati a proteggere un’unica camera funeraria  e poi di più. ( dolmen di Stonehenge in Gran Bretagna)
Nei pressi delle tombe megalitiche o sparsi qua e là si trovano enormi pietroni grezzi  e isolati chiamati menhir.
Il fatto che l’orientamento dei dolmen che dei menhir tiene conto del sorgere del sole nei giorni di solstizio fa ipotizzare che queste costruzioni abbiano lo stesso significato che può essere attribuito alle piramidi (esprimono forse il trapasso dalla terra agli astri e l’altra vita da defunti).
Il sapiens sapiens razionalizza il mistero della vita e della morte legandoli ed interpretandoli come unico momento ed inizierà a sottolineare con rituali la scansione di questi eventi creando le  festività per gli uni e per gli altri. Le tappe sempre costanti dei vari eventi agricoli, la semina, il germoglio (la nascita), la fioritura, la maturazione, la raccolta saranno momenti da rendere unici e singolari da sottolineare con rituali  significativi e sacri poiché legano indissolubilmente il ciclo della vita vegetale ed animale.
IL SAPIENS SAPIENS PROSEGUE LA SUA EVOLUZIONE

Lo sconvolgimento climatico inizia a mutare nuovamente circa 12.000 anni fa. La temperature sulla Terra cominciò ad alzarsi determinando l’arretramento dei ghiacci, fino a raggiungere, circa 10.000 anni fa, le stesse caratteristiche di oggi.
Cambia (in questi 2.000 anni) la flora e la fauna, con spostamenti, estinzioni o incrementi vari tra le specie vegetali ed animali.
Gli animali che si erano adattati alle rigide temperature dei ghiacci si spostano verso Nord ( la Scandinavia, la Finlandia, il Canada, la Siberia settentrionale) . Seguono questo percorso le renne, i cervi, i bisonti pelosi, in cerca di temperature basse. Probabilmente il mammuth e l’orso delle caverne si estinguono, incapaci di resistere a condizioni così radicalmente mutate.
Contemporaneamente gli stessi luoghi, a seconda delle latitudini, si popolano di animali più piccoli, i maiali, le pecore, le capre, gli asini, gli onagri, i cinghiali, gli uro, i bufali, i leoni, le iene, gli sciacalli, le pantere, gli elefanti, gli struzzi,m i rinoceronti, le testuggini, etc.  Tra i vegetali spariscono le piante tipiche dei climi freddi e crescono piante ed erbe di ogni tipo: il noce, il fico, la liquirizia, la quercia, il giuggiolo, i pioppi, i pini, le palme da datteri, gli albicocchi, i canneti, frumento, e orzo selvatico, i capperi etc.
Particolarmente interessanti diventano le erbe che maturano con spighe piene di chicchi: i cereali.
Diversi animali piccoli ed i cereali compaiono contemporaneamente ovunque e li ritroviamo in Europa, in Cina, in America.
I luoghi ove gli uomini moderni seppero intuire e sfruttare per primi le caratteristiche nutritive degli animali piccoli ma in particolare dei cereali, corrispondono ad una area che abbraccia l’Egitto, la Turchia la Siria l’Iraq che attualmente viene indicata come “mezza luna fertile”.
In questo territorio per 3.000 anni  dal 10.000 a.c. al 7.000 a.c. avviene una rivoluzione: la rivoluzione neolitica, con le fondamentali tappe dell’addomesticamento ed allevamento degli animali, la raccolta dei cerali e successivamente il costituirsi dei gruppi da nomadi in sedentari.
Mentre nel resto del mondo gli uomini moderni continuano a vivere di caccia e raccolta ancora per diverse migliaia di anni, nel territorio soprannominato “mezza luna fertile” a partire da 12.000 anni fa la osservazione (a forte contributo femminile) dei comportamenti dei nuovi piccoli animali permise di catturare e successivamente addomesticare ed allevare quelli (CAPRE-PECORE-MAIALI-MUCCHE) che potevano essere indotti a seguire docilmente i gruppi di esseri umani quando si spostavano da un luogo all’altro.
I vantaggi di questa nuova modalità (allevamento addomesticamento) di procurarsi la carne si rivelano ben superiori alla precedente modalità, (caccia) anche se questa continua ad essere praticata. Contemporaneamente la raccolta delle erbe con spighe semplificò molto l’attività della raccolta  e la orientò prioritariamente verso queste erba (i cereali).
 In questo modo procede l’evoluzione conoscitiva e si compie la prima tappa di quella rivoluzione neolitica : il passaggio dall’attività di cacciatori – raccoglitori a quella di allevatori raccoglitori di cereali. Occorre sempre precisare che tuttora l’attività di allevatori e raccoglitori come la precedente di cacciatori e raccoglitori è da intendersi praticata  da tutti i componenti dei gruppi umani, donne, uomini, giovani ed anziani, senza distinzione di ruoli né attribuzione di dominanze di qualcuno in forma costante.
Tutte le attività sia la caccia sia la pesca sia la raccolta sia l’allevamento sia la raccolta di cereali contribuiscono a sostentare gli esseri umani, vi è solo un’ascesa d’importanza e di funzionalità tra le stesse.
Il lento processo di cambiamento di abitudini ed attività spostò la percentuale del tempo che gli esseri umani dedicavano al procacciamento degli alimenti (assai alto, quando le attività erano la caccia e la raccolta a tal punto che il tempo era completamento dedicato a questa attività e a quelle di produrre gli utensili adatti alle stesse) e liberò del tempo per le osservazioni degli eventi naturali e astronomici, per la pittura e scultura, per le comunicazioni e conversazioni.
Dobbiamo principalmente alle osservazioni e deduzioni concrete delle donne, allenate dalla loro specificità di mamme, la scoperta del ciclo riproduttivo dell’orzo, dell’avena e del grano e del rapporto con la ciclicità delle stagioni . Questo aspetto  viene finalmente accettato anche dagli studiosi di preistoria, che fino ad ora ne davano una lettura solo in chiave maschile.
La selezione e conservazione delle spighe migliori , il loro accantonamento ed al momento opportuno la semina dei chicchi ed il loro rinascere fece scoprire il modo di coltivare i cereali.
Le attività di allevamento e di coltivazione portarono come conseguenza un cambiamento radicale nel costume nomade e si iniziò ad abitare , almeno per lunghi periodi nello stesso posto, la cui conseguenza fu il diventare sedentari ed il costruire capanni stabili.
I lunghi tempi da dedicare alla osservazione ed alla manipolazione e produzione di utensili fecero scoprire , magari casualmente, che dai chicchi si ricava la farina e dalla farina mista ad acqua i pani da cuocere sulle pietre infuocate e magari allo stesso modo si resero conto che dall’argilla si poteva arrivare alla ceramica dopo averla modellata e cotta.
Dai ritrovamenti fossili si deduce che l’uomo del neolitico mieteva il grano e l’orzo con falci di pietra; staccava i chicchi battendo le spighe con dei bastoni; li sminuzzava in piccole macine e li setacciava con ciotole forate; impastava quindi la farina con acqua e coceva gl’impasti sulla pietra                         arroventata ottenendo delle focacce non lievitate.
La grande abbondanza di argilla ed il poterla facilmente modellare furono occasione per fabbricare utili oggetti di ceramica (vasi, contenitori vari) dapprima essiccati al sole e successivamente al fuoco con i forni.
La organizzazione sociale si mantiene identica al periodo del nomadismo (caccia e raccolta), ma data la maggiore facilità del reperimento alimentare i gruppi , che prima oscillavano tra i 10 e i 30 individui tendono ad aumentare di consistenza, magari con relazioni di parentela.
Inizia una  trasformazione all’interno delle relazioni tra i vari membri del gruppo, che combinata con i progressi delle conoscenze tecnologiche, con il miglioramento degli approvvigionamenti alimentari, con l’aumento numerico dei membri del gruppo,  con la trasformazione dei capanni in villaggi e città, con la suddivisione  dei momenti lavorativi , con la parcellizzazione delle verie attività e l’attribuzione a singoli specialisti, porterà alla nascita di un nuovo modello di relazioni e di culture .
Partirà da questo momento, non facilmente collocabile in un tempo ben preciso, per come testimoniano i percorsi evolutivi che i vari gruppi  percorreranno nelle varie regioni della terra.
Modello sociale e percorso storico che ci porteranno ai giorni attuali con l’enorme bagaglio di esperienza e diversità e di evoluzione conoscitiva e storica.
Cosa ci unisce e cosa ci differenzia oggi da quel momento imprecisato ?
 I diversi lavori non sono divisi ma tutti facevano tutto, a seconda delle abilità e predisposizioni. La stessa persona raccoglie i cereali nei campi, porta le capre al pascolo, tesse, lavora la pietra e la ceramica, provvede alla preservazione delle cose a sua disposizione. Tutti hanno interesse a far parte del gruppo, senza pretese particolari ma interagendo e collaborando con tutti. Questa è la vera forza del gruppo e questa è la modalità che determina il successo dell’uomo del neolitico (Cro-Magnon).
L’Età  dei metalli durerà da 9.000 anni  fino a 3.200 anni fa; in questo periodo le organizzazione sociali si modificano profondamente. Iniziano ad esserci divisioni e distinzioni di ruoli e di lavoro. Assumono grande prestigio i “maestri del fuoco” o fabbri che sapevano estrarre da rocce metallifere il rame, lo fondevano e versato in stampi poteva assumere qualsiasi forma l’artigiano desiderasse.
Intorno a 6.000 anni fa questa tecnica viene coniugata con lo stagno dando origine ad una lega: il bronzo, più resistente e splendente.
Le nuove armi  ed i nuovi utensili erano più belli e robusti di quelli in rame ed in particolare le armi (asce, scudi, spade ed elmi) non si ammaccavano né si spezzavano.
Trovare questi metalli, quando si esaurivano le risorse vicine, divenne impresa sempre più difficile, che portò i più intraprendenti ad affrontare viaggi pieni di pericoli per ottenerli, sia scambiandoli con altre merci, sia razziandoli.
Nel frattempo l’equilibrio dei villaggi diventa sempre più precario.
Gli esseri umani di Cro-Magnon più sicuri e protetti dai nuovi metalli e dai vari utensili ed armi, riorganizzano il proprio modo di stare nell’ambiente.
Scelgono luoghi particolari, ove la presenza di fiumi, con la loro forza imprevedibile, fanno crescere abbondante il grano, l’orzo, il sesamo, i legumi, i datteri.
Nascono ai lati dei fiumi gli accampamenti umani sempre più numerosi. La forma di queste abitazioni cambia, da forme tondeggianti a forme rette, per poter aggiungere successive abitazioni, a seconda dell’aumento dei nuclei umani.
Nascono :
-          le civiltà dei fiumi (Nilo – Tigri – Eufrate –  Indo, Fiume Giallo ).verificare bene
-          Le città dei fiumi.
-          Le società dei fiumi.
-          Gli stati dei fiumi.
La grande abbondanza di cereali che producevano le numerose inondazioni viene razionalizzata, con una organizzazione della conservazione degli abbondanti quantitativi di orzo e grano, che necessita ammassare, non più nelle singole abitazioni, ma in luoghi costruiti appositamente, come depositi, per le esigenze di tutti.
I granai  diventano il cuore ed il centro dei nuovi villaggi per essere ad un tempo protetti ed essere  facilmente accessibili a tutti.
In una delle prime città, sorte nella terra tra i fiumi (Mesopotamia), le case di abitazione sono simili a quelle dei villaggi neolitici, ma su tutte domina il grande granaio.
Il granaio, col tempo, acquisterà una assoluta importante per il villaggio.
Diventerà sacro e quindi un tempio.
Sarà, proprio, il granaio- tempio, che contemporaneamente testimonierà l’abbondanza e la ricchezza del villaggio, ma anche la sua sacralità.
Questa grande struttura è costruita con legno e argilla; ha una particolare architettura “a gradoni” ed è chiamata “Ziggurat” . Molti  ne sono i custodi, su incarico del villaggio.
Chi, però, è incaricato della custodia del granaio-tempio assume col tempo una importanza tale da considerare ciò che è di tutti come appartenente a sé (parte di sé); e si struttura in modo tale che pochi ed in poco tempo controllano le fonti della vita del villaggio e ne dispongono a loro piacimento.
Verranno chiamati  re o sacerdoti.
 Al villaggio, nei momenti di assemblee comuni, si presentò ben presto il problema di controllare le acque per renderle, da impetuose e dannose  a mansuete docili e utilissime.
Il problema è talmente grande, che occorre la collaborazione di tutti. Occorre anche la collaborazione dei villaggi vicini.
L’accordo, per iniziare una opera così gigantesca, è possibile per la capacità, che hanno gli esseri umani di questo periodo, di comprendere il valore immenso della condivisione, dell’interscambio, dell’adattamento, del paziente accordo tra tutti, dell’unione delle forze per risolvere problemi come questo, che i pochi hanno difficoltà ad affrontare ed i  molti riescono a risolvere.
I diversi villaggi decisero di unire i loro uomini e donne, giovani ed anziani per costruire fossati, dighe, bacini, canali allo scopo di proteggere i campi durante le piene e disporre di riserve d’acqua per irrigarli nella stagione secca.
I vari problemi tecnici, per affrontare lavori così colossali ed imponenti, producono una nuova organizzazione dei lavori ed una necessità che le stesse persone eseguissero  costantemente le stesse attività.
In questo modo, col tempo, si acquisiscono abilità specialistiche e si produce una suddivisione dei lavori ed una specializzazione nei lavori, che diventerà determinante per il nuovo modello di società.
Si modifica quella modalità operativa dominante finora, di avere tutti che facevano tutto, per cedere il posto alla suddivisione dei lavori e dei ruoli.
Ci sono quelli che zappano, mietono, modificano  e manipolano il pane, tagliano le pietre, costruiscono gli argini, dirigono i lavori, sorvegliano la esattezza delle misurazioni e dell’esecuzione dei lavori.
Nascono i falegnami, gli scalpellini, gli architetti, gli ingegneri, gli idraulici oltre agli allevatori e contadini etc.
Nasce così lentamente la città,  la città-stato, lo stato tra le città.
Nasce la organizzazione dei lavori, delle città, degli stati.
Chi è, all’interno di questo processo, in ruoli di controllo e di direzione ben presto vi si identifica e si sostituisce alla funzione e passa a controllare non più i lavori ma le persone.
 La prima civiltà, che crea le città e lo Stato tra le città  è, secondo le attuali conoscenze, la civiltà dei Sumeri.

Nessun commento:

Posta un commento