Due
notizie attirano l’attenzione nella giornata appena trascorsa e che vengono
amplificate dai mass media.
Una riguarda
lo scontro tra forze dell’ordine e lavoratori licenziati al “San Raffaele”
struttura sanitaria d’eccellenza di Milano.
L’altra
riguarda il Presidente della Repubblica sia nella persona dell’attuale sia
nella ipotesi dell’altro che dovrà essere eletto dai rappresentanti come
stabilito nella Costituzione.
A
Milano la vicenda “San Raffaele” poteva essere risolta senza il licenziamento
dei primi 40 cui sono pervenute le prime lettere di licenziamento su un totale
di oltre 200 lavoratori della sanità .
Facciamo
un passo indietro e riepiloghiamo: con la gestione Don Verzè.
La
vicenda “San Raffaele” scoppia molto
prima che nel luglio 2011 quando la Procura di Milano accerta un buco da oltre
un miliardo. L’ospedale viene rilevato dopo la procedura del concordato preventivo davanti al
Tribunale fallimentare di Milano dall’imprenditore Giuseppe Rotelli,
che si è assunto il gravoso compito di salvare questa eccellenza sanitaria ma
dopo due anni le perdite non si sono
fermate, infatti dopo una perdita complessiva nel 2011 di 65 milioni di euro e
una di 21 milioni stimati nei primi cinque mesi del 2012, complice anche la
congiuntura economica, rischia un ulteriore “buco” di oltre 11 milioni annui a
causa della delibera regionale che recepisce la “spending review”. e per
cercare di risanare la fondazione creata dal defunto don Luigi Verzè, oltre
alla razionalizzazione delle forniture e al taglio sui contratti dei dirigenti,
l’amministrazione pensa a recuperare i 25 milioni di euro che mancano
all’appello proprio dal taglio di personale.
Iniziano le normali trattative o scontri
tra dirigenza e sindacati e lavoratori fino ad arrivare agli scontri di
ieri per rendere eclatante il caso, che hanno certificato anche 3 contusi.
“Secondo
l’azienda “la riduzione di organico, operata nel più rigoroso rispetto dei
requisiti di accreditamento stabiliti dalla normativa vigente, non intacca e
non intaccherà in alcun modo la qualità delle prestazioni e dei servizi, anche
in quanto non riguarda infermieri professionali, tecnici sanitari,
medici e ricercatori”. L’avvio della procedura “si è reso necessario a
causa del perdurare di un’ingente perdita, che ha carattere strutturale e che
non può essere eliminata senza una riduzione dei costi inerenti il personale”,
l’azienda punta il dito contro i sindacati sostenendo che il
licenziamento “è la inevitabile conseguenza del reiterato rifiuto, da
parte della Rappresentanza sindacale unitaria e delle organizzazioni
sindacali, di prendere in considerazione la
proposta del tutto alternativa ai licenziamenti formulata dalla direzione
dell’ospedale San Raffaele già in un incontro in data 14 settembre 2012 e per
iscritto il 19 settembre 2012. L’accettazione di questa proposta avrebbe evitato completamente i
licenziamenti. L’aspetto più rilevante della proposta riguardava la rinuncia
ad alcuni accordi stipulati con la precedente amministrazione solo pochi
mesi prima del conclamato dissesto finanziario dell’ospedale – ricorda
la nota – accordi presi sulla base di presupposti oramai superati, con oneri
economici manifestamente insostenibili, divenuti eccessivamente gravosi anche a
causa del significativo peggioramento del contesto in cui l’ospedale si è
trovato ad operare nel corso del 2012. Non va altresì sottaciuto che le attuali
retribuzioni dei dipendenti del comparto dell’ospedale San Raffaele risultano
ad oggi superiori rispetto ai livelli medi usualmente presenti in tutto il sistema
sanitario ed ospedaliero del nostro Paese”.” Riportiamo dalla Redazione “Il Fatto Quotidiano” 31 Otttobre
2012
In sintesi
la politica del sindacato e dei pochi lavoratori
che spingono per mantenere situazioni poco sostenibili nell’attuale situazione
economica, invece di collaborare per risolvere pacificamente e con
accordi razionali e funzionali preferiscono i
licenziamenti alla salvaguardia dei posti di lavoro.
Probabilmente
pensano che dietro al “San Raffaele” ci sia lo
Stato Italiano che risolve tutto indebitandosi
e rinviando ai posteri il carico immenso di debiti
che già si sono accumulati e che sono
solo sulle spalle degli ignari giovani cittadini e
delle future generazioni.
Dimenticano
che la società che ha acquisito il “San Raffaele”
deve seguire rigorosamente i criteri di contabilità
tra entrate ed uscite per cui eventuali deficit col passare del tempo
determinano default e perdita del lavoro di tutti i dipendenti e parliamo di
4000 unità più l’indotto.
La scelta
dei sindacati e dei lavoratori che con il referendum del 29 gennaio 2013 hanno votato contro il
documento, sottoscritto a Roma da 9 delegati della Rsu su 17 presenti alla trattativa
fiume nella sede del ministero del Lavoro,
sono stati 1.365, contro 1.110 voti favorevoli;
11 le schede bianche e 66 le nulle. Il
distacco, dunque fra i si e i no è di 255 schede.
La cultura dello scontro e della “guerra civile” permane.
Meglio la distruzione che un vivere pacificamente
anche se occorre fare qualche sacrificio in questo terribile momento, in vista
di miglioramenti futuri.
Certo
saranno felici i 1365 che nelle loro ottuse
posizioni ma sacrosante, hanno vinto (ma cosa ?) e hanno condannato
alla disperazione i duecento e passa che saranno licenziati! E con lo
stesso criterio determineranno fra non molto la perdita degli altri 3800 posti
di lavoro.
L’altro
argomento che ci rimanda al Presidente della Repubblica è simile nell’essenza a
questo appena accennato.
Il Presidente ci ha lasciato come perla del suo settennato e come viatico per il popolo
dei cittadini la commissione dei “Saggi”,
che hanno partorito un insieme di ovvietà lapalissiane.
Dato che è circondato da una claque di osannati la sua saggezza,
la sua conoscenza delle cose italiane, conoscenza
della “Res Publica”, il suo equilibrio, la
sua ragionevolezza mi sarei aspettato che si accorgesse che 2,4 milioni di pensionati vivono con
meno di 500,00 euro al mese e facesse un gesto, dato il suo alto senso
di responsabilità e di equilibrio, non simbolico né affidato a quelle formule
di inviti impersonali e generici ”occorrerebbe, bisognerebbe, invito caldamente
coloro che si occupano di ecc.” ma concreto e devolvere l’immenso
e spropositato appannaggio (248.000,00 euro ora aumentato) ai pensionati
sociali o ancora meglio a decurtarsi a 400,00 euro sia l’appannaggio che il
vitalizio, che prenderà ,portandolo a livello delle “pensioni sociali”
che sono al di sotto delle 500,00 euro, così
capirebbe cosa significa vivere nell’attuale momento di crisi con tale cifra e
nella veste di ufficiale rappresentante del popolo dei cittadini italiani.
L’esempio
concreto avrebbe lasciato un segno tangibile, come
hanno fatto i deputati del MOVIMENTO 5 STELLE che si sono decurtati a 2.500, 00
netti il loro appannaggio e avrebbe avuto un effetto
dirompente sui costi della politica e sulle
centinaia di non rieletti al Parlamento ed al Senato che hanno appena
ricevuto l’assegno di fine mandato (indennità transitoria) che è pari
all’80 per cento dell’importo mensile lordo dell’indennità, per ogni anno di
mandato effettivo (o frazione non inferiore ai sei mesi), come la Bongiorno o Fini
o D’Alema, Antonio Di Pietro, Gianfranco Micciché e Raffaele Lombardo, Flavia Perina, Italo Bocchino, Enzo Raisi, Fabio
Granata, Carmelo Briguglio, Franco Marini ,Anna Paola
Concia, Guido Crosetto, Roberto Rao, Teodoro
Buontempo, Esterino Montino, Luciano Ciocchetti, Sergio D'Antoni, Giorgio La
Malfa, Calogero Mannino, Franco Marini, Pietro Lunardi, Margherita Boniver... E
poi Marcello Dell'Utri, Giuseppe Ciarrapico, Cesare Cursi, Luigi Grillo,
Giuseppe Pisanu, Tiziano Treu, Carlo Vizzini, Lamberto Dini, Adriana Poli
Bortone, Diana De Feo, Ombretta Colli...
Avrebbero creato, se non altro,
un momento di panico per come sta
attraversando la schiena di tutti i parassiti della
società italiana, della politica , delle lobby nel vedere questa immensa
folla di giovani eletti nelle file del MOVIMENTO 5
STELLE nel vedere che parlano e applicano l’onestà, la trasparenza e l’equità
degli emolumenti.
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