LA DONNA – MADRE
CREA IL
LINGUAGGIO.
Il linguaggio è considerato
l’aspetto più distintivo del comportamento umano perché permette l’insieme
delle interrelazioni umane e del funzionamento cognitivo. Chiunque si occupi
del linguaggio (linguisti, psicologi, neurologi ecc.) ha cercato di dare una
risposta esauriente al problema dell’origine e del funzionamento del
linguaggio. Nessuno, allo stato degli studi attuali, ha trovato una spiegazione
soddisfacente ed esauriente al modo in cui i bambini acquisiscano la capacità
di pronunciare frasi, comunicare significati e pensieri; anche se colgono
aspetti importanti del funzionamento del linguaggio.
In “Verbal Behavior” l’autore
B.F.Skinner applica i principi “dell’apprendimento per rinforzo” allo sviluppo
del linguaggio. Egli sostiene che il linguaggio viene appreso mediante il
condizionamento operante, che si basa su rinforzi selettivi di suoni e
combinazioni di suoni che pervengono dall’ambiente circostante. I bambini
rinforzano gradatamente quei suoni che si avvicinano al parlare degli adulti.
“In tal modo, sempre più precise… risposte verbali si possono plasmare
gradatamente mediante approssimazioni successive, fino a quando il bambino non
emette prontamente le unità verbali che intervengono nel linguaggio quotidiano,
in altri termini fino a quando non avrà acquistato un repertorio di risposte
verbali corrette” (Staats,A.W. & Staats,C.K. “Complex Human Behavior” New
York : Holt, Rinehart & Winston, 1963).
L’intuizione dello Skinner viene
fortemente criticata dagli studiosi di psicolinguistica poiché pone in poca
evidenza il contributo del bambino all’apprendimento ed all’utilizzo del
linguaggio. Ed inoltre ritengono che la teoria del rinforzo spiega solo approssimativamente lo sviluppo della
comprensione e dell’uso del linguaggio o la padronanza delle regole
grammaticali da parte del bambino.
Albert Bandura ed altri seguaci
sostengono che ciò che il bambino apprende è frutto dell’osservazione e
dell’imitazione del comportamento di un modello anche senza rinforzo. I bambini
ascoltano il linguaggio che sentono parlare attorno a sé ed acquisiscono il
linguaggio sentendolo parlare da altri. (Teoria dell’apprendimento sociale,
l’imitazione ed il linguaggio)
Noam Avram Chomsky pur
riconoscendo che la teoria del rinforzo o la teoria della imitazione
intervengano nell’acquisizione del linguaggio ritiene che non spieghino il
complesso processo linguistico. Egli sostiene che gli esseri umani posseggono
una specie di sistema incorporato LAD (language acquition device-apparato di
acquisizione del linguaggio) che
consente al bambino di elaborare il linguaggio, di costruire regole, di
comprendere e produrre un opportuno linguaggio aderente alla grammatica.
(Teoria di Chomsky del “meccanismo
innato”)
Queste tre teorie, secondo gli
psicolinguistici, non soddisfano completamente il tema dell’acquisizione del
linguaggio anche se la teoria di Chomsky risulti la più affascinante.
Il prosieguo degli studi e delle
ricerche di psicolinguistica a tutto campo hanno permesso di acquisire dei capisaldi teorici di cui tener conto quasi in
modo assoluto.
Innanzitutto si sono assodate le
basi neurali (neuronali?) del linguaggio e cioè che l’acquisizione del linguaggio
è strettamente legata con il perfezionarsi delle strutture e delle funzioni
neurali ed in particolare con la lateralità cerebrale di funzione nel cervello.
Si sono poi osservate le tappe
del percorso linguistico:
·
primi mesi di vita - i bambini vocalizzano
un numero limitato di suoni;
·
verso i sei mesi di età (periodo del balbettio) - il bambino aggiunge altri suoni con
combinazioni complesse e produce tutti i suoni che costituiscono le basi di
tutte le lingue parlate nel mondo (circa tremila);
·
verso i nove-dieci mesi – i bambini riducono la variegata gamma dei suoni
nei balbettii per concentrarsi sui suoni elementari che compariranno nelle prime parole;
·
verso i 12 mesi, la fine del primo anno, inizia il cosiddetto linguaggio
parlato olofrastico o sincretico cioè con frasi di una sola parola che
inglobano anche significati complessi;
·
verso i 18-24 mesi (due anni di vita) i bambini cominciano a combinare
insieme le parole;
·
verso i 48-60 mesi (4-5 anni di vita) i bambini possiedono quasi
completamente la grammatica della propria lingua.
·
Il livello di sviluppo del linguaggio varia molto nei bambini e non vi è
dunque una assoluta uniformità con le tappe cronologiche di ciascuno;
·
I bambini, inoltre, senza determinate esperienze linguistiche non
apprendono alcuna lingua , per come avviene per i bambini gravemente sordi o
fortemente trascurati;
·
In tutte le culture le proposizioni telegrafiche dei bimbi esprimono una
gamma ampia di significati tra cui relazioni semantiche fondamentali quali
l’identificazione, la locazione, l’attribuzione, il rapporto agente-azione e
quello agente –oggetto;
·
Il ritmo di acquisizione delle forme grammaticali (preposizione ed
articolo, forme del verbo essere, plurali e possessivi) da parte dei bambini è
variabile, ma l’ordine con cui queste forme si manifestano ha una notevole
uniformità;
·
Nelle ricerche interculturali sembra confermata l’esistenza di principi
validi in tutte le lingue dello sviluppo del linguaggio che si correlano con lo
sviluppo cognitivo;
·
I bambini oltre a compiere enormi progressi nella comprensione che nella
produzione del linguaggio durante gli anni prescolari, anche negli anni
successivi (del ciclo scolastico primario e secondario) fanno ulteriori passi
sul piano della sintassi e della semantica;
·
L’evoluzione delle capacità verbali si riflette sulle funzioni cognitive
quali la memoria, il pensiero, la soluzione dei problemi,il ragionamento anche
se queste non dipendono solo dal linguaggio.
Le ricerche degli studiosi si
basano su una attenta osservazione e sulla meticolosa registrazione del
linguaggio parlato spontaneo dei bambini dal momento in cui emettono i primi
fonemi o i primi collegamenti di parole; dando così una assoluta fedeltà e
corrispondenza di ciò che avviene come se si guardasse l’evento al microscopio.
Tali studi in prevalenza hanno
acquisito informazioni sui bambini dal momento della nascita in poi ed in
prevalenza su bambini già acculturati.
Sembra mancare una visione
globale del fenomeno linguistico ed in particolare manca completamente lo studio
sulla fase uterina.
Manca, contemporaneamente, il
punto di vista evolutivo e cioè la capacità che contraddistingue l’homo sapiens
sapiens di creare e modulare a secondo delle esigenze sia gli utensili che le
parole in quanto prodotti della
creatività intellettiva per la soluzione di un problema. L’uomo è dotato degli
strumenti idonei che sono il frutto della costante evoluzione per poter creare
. Ha l’apparato neuronale l’apparato vocalizzante, muscoli, ossa,tessuti, vene
ecc.; questi apparati in gran parte agiscono autonomamente; hanno l’imput
iniziale genetico e poi proseguono l’evoluzione e lo sviluppo; altri invece
hanno bisogno di un accompagnamento creativo
(accompanying creative) e questo è il caso dell’apprendimento linguistico,
dell’apprendimento intellettivo, della creazione della personalità, del
benessere, della socializzazione che sin
dalla fase uterina è creato, mallevato dalla madre e che dura ancora con
supporti esterni anche nei primi anni di vita fino a quando subentra la
creatività personale o impronta personale che si esprime con il produrre nuove
frasi, nuovi significati, nuovi pensieri, nuove relazioni, nuovi utensili.
Il punto di vista evolutivo
impone di allargare lo sguardo alla comunicazione animale. Lo scambio tra i
primi organismi viventi per trasmettere informazioni sulla specie, sul sesso o
sulle intenzioni avveniva con i segnali
chimici, ma la necessità di arricchire la comunicazione con gli altri individui
della stessa specie sviluppò, nelle forme più variegate “il linguaggio”. Il
significato più ampio e semplice di linguaggio è considerlo “un mezzo per lo
scambio di informazioni” e racchiude le
espressioni facciali, i gesti, le posizioni del corpo, i fischi, le espressioni
sonore, i segni con le mani, la scrittura, il linguaggio matematico, il linguaggio
di programmazione (o linguaggio informatico) e così via. Ma più la ricerca e la
sperimentazione sulla comunicazione degli esseri animati si amplia e più si
arricchisce di distinzioni e più si arricchisce il concetto di linguaggio.
L’essere umano, punto di riferimento fondamentale per lo studio del linguaggio,
coglie solo dieci ottave alla distanza e al volume di una conversazione
normale, ovvero tra i 30 e i 18.000 hertz (al secondo). Gli esseri animati che
dialogano entro questo spettro ( quali uccelli, le rane, i rospi e i cani) vengono
percepiti dall’uomo mentre sfuggono le emissioni al di sotto dei 30 hertz,(gli
infrasuoni tra cui i suoni emessi dalle balenottere comuni, dalle balenottere
azzurre, dagli elefanti, dai coccodrilli, dalle onde dell'oceano, dai vulcani,
dai terremoti e dalle perturbazioni intense) o al di sopra dei 18.000 hertz ( gli
ultrasuoni, frequenze solitamente usate dagli insetti, dai pipistrelli, dai
delfini e dai toporagni).
Ovviamente il linguaggio va oltre la comunicazione
acustica, anche se costituisce
l'elemento principale di interscambio
tra gli esseri animati.
Gli studi più recenti hanno affinato
le conoscenze nel campo della comunicazione animale ed hanno prodotto radicali
cambiamenti sulle interpretazioni o le ipotesi finora formulate su problemi biologici
generali oppure su processi socializzanti.
“La bioacustica studiando i pesci, soprattutto durante la fecondazione
delle uova, ha rilevato che in molti
casi emettono un «suono complesso» tipico, di cui la prima parte è composta da
una successione di cadenze ritmiche parzialmente sovrapposte e la seconda parte
da cadenze ritmiche ripetute rapidamente che si sovrappongono, producendo una
forma d'onda costante simile a una “nota”.
La comunicazione acustica nella sua forma più primitiva,
per esempio, è illustrata dal pesce guardiamarina della costa occidentale degli
Stati Uniti. Il pesce guardiamarina maschio «ronza» per attirare le femmine nel
suo riparo per la fecondazione delle uova. Il suono che produce‑ un ronzio
basso e sonoro è prodotto da due muscoli fissati alla vescica natatoria che si
contraggono e vibrano contro la parete dello stomaco, e possono continuare a
muoversi anche per un'ora di seguito. Non appena la femmina arriva, il ronzio
si arresta.
Anche diversi ordini di insetti posseggono organi per la
produzione di suoni, chiaramente usati per comunicare. Molti di essi utilizzano
gli ultrasuoni, la cui stessa esistenza risultava sconosciuta alla scienza fino
alla seconda metà del XX secolo. Durante il corteggiamento il maschio e la
femmina delle falene, per esempio, comunicano con i feromoni (secrezioni emesse
da ghiandole specifiche), ma completano il rituale anche producendo ultrasuoni.
Questa recente scoperta ha indotto a rivedere il comportamento delle falene
durante il corteggiamento, ponendo l'accento sull'interazione tra i diversi
modi di espressione comunicativa.”
Il vasto campo della comunicazione tra gli esseri
animati sarebbe fortemente dispersivo per gli approfondimenti della ricerca per
cui il panorama è stato ristretto a quelle specie particolarmente interessanti
che di volta in volta conviene studiare o approfondire ed in particolare si
sono studiati gli scambi comunicativi tra formiche, api, uccelli, cavalli,
elefanti, cetacei o scimmie antropomorfe.
Risultano eccezionali i risultati
delle ricerche sulle scimmie antropomorfe che hanno, al pari degli studi su altri animali, sconvolto
completamente il panorama delle interpretazioni e delle conoscenze. Sugli
Oranghi si è sperimentato
l’apprendimento del linguaggio mimico dei sordomuti nel loro ambiente naturale
nel Borneo ed i risultati hanno evidenziato notevoli doti di comprensione e
produzione linguistica. Gli altri esperimenti sui Gorilla, Scimpanzé ed i
Bonobo hanno dimostrato che l'abilità linguistica di tutte le scimmie
antropomorfe è probabilmente identica, indipendentemente dalla specie, mentre
le vaste differenze riscontrate sembrano derivare dal talento individuale.
Sorprendenti sono stati i risultati del più lungo studio sul linguaggio delle
scimmie condotti per insegnare 1'Ameslan, una forma adattata del linguaggio
mimico per sordomuti americani, a Koko, una gorilla del Ruanda che si rivelò la «prima gorilla a
dimostrarsi competente» nella conversazione con i segni. “Koko usa oggi un
vocabolario attivo di più 500 segni dell'Ameslan, e possiede un vocabolario
passivo di altri 500. Complessivamente il suo vocabolario è simile a quello dei
bambini che cominciano a muovere i primi passi. Tale capacità linguistica prova
anche che nelle scimmie antropomorfe è presente una facoltà cerebrale per il
linguaggio, ovvero che i gorilla selvatici sono “predisposti” a una qualche
forma di linguaggio, e che questo permette loro di utilizzare 1'Ameslan in
laboratorio.”
Le osservazioni su Koko ed il compagno Michael, un gorilla maschio, hanno dimostrato
l’uso del linguaggio per orientarsi nel passato, di utilizzare una forma
primitiva di sintassi ,di usare il linguaggio per distorcere la percezione
della realtà dell'ascoltatore rivoluzionando le nostre conoscenze e la nostra
comprensione della comunicazione e del linguaggio animale.
Le ricerche in generale su questo settore sono state
caratterizzazione dal desiderio di dare una risposta al quesito centrale se “la comunicazione tra
uomo e scimmia è sufficiente a dimostrare che le scimmie antropomorfe sono
capaci di usare il linguaggio in modo analogo agli uomini”; dando origine a
scoramenti ed entusiasmi con attenuazione o ripresa delle ricerche. Ma una
risposta ampiamente esauriente l’hanno data le osservazioni e gli esperimenti
sulla scimpanzé pigmeo o bonobo Kanzi.
“In un test
durante il quale Kanzi e alcuni bambini piccoli hanno dovuto reagire a 660
richieste, tipo «metti la mano sulla testa», Kanzi ha avuto un punteggio più
alto di quello dei bambini di due anni. Sembra che il bonobo reagisca al
linguaggio e lo produca lui stesso spontaneamente con l'abilità di un bambino
di due anni e mezzo. La Savage‑Rumbaugh
ha dimostrato, con grande soddisfazione della maggiorana degli esperti, che le scimmie riescono a capire e a usare
spontaneamente il linguaggio proprio come i bambini: ascoltando e mettendo in
relazione alle parole pronunciate gli oggetti, i simboli e le azioni che rappresentano.
Se l'abilità linguistica di un bambino di due anni viene definita “linguaggio”,
allora il bonobo Kanzi ci «parla».”
“La comunicazione tra scimmie antropomorfe selvatiche è
ben diversa dalla comunicazione tra scimmie e uomo in laboratorio: la prima
comporta una ricca combinazione di linguaggio gestuale e vocalizzazioni, mentre
la seconda si verifica in un ambiente umano artificiale che induce le scimmie a
rispondere a simboli o parole umani"'. Tuttavia, numerosi test effettuati
sotto controllo hanno dimostrato, forse al di là di ogni dubbio critico, che,
anche se il mezzo di comunicazione è innaturale e frutto di addestramento, il
risultato di questi esperimenti uomini‑animali è una comunicazione spontanea e
creativa, ovvero lo scambio vocale o mimato di informazioni significative.
Usando delle vie neurali preesistenti, gli animali parlano all'uomo, e con
l'uomo, in modo dotato di significato.
Tuttavia, la comunicazione tra uomini e animali ha
fornito ben poche informazioni sul contenuto della comunicazione tra i vari
esemplari nel loro ambiente naturale. è possibile che i primati trasmettano
messaggi complessi; tuttavia, non si sa quale sia il contenuto di questo
scambio di informazioni. Gli uomini possono insegnare ai pappagalli cenerini e
ai bonobo a comunicare nella forma umana, ma questi animali non insegnano agli
uomini a comunicare in modo non umano.”
“Il linguaggio che gli animali imparano dall'uomo e usano
attivamente si rivela per loro fondamentale e duraturo.”
Queste numerosissime ricerche sul linguaggio animale “ci
permettono di trarre delle conclusioni :
- il linguaggio può essere inteso
come il mezzo attraverso cui si comunicano pensieri complessi grazie a simboli
arbitrari in una sintassi significativa.
- Anche se gli uomini hanno
ipotizzato che tale definizione venisse soddisfatta solo dall'Homo sapiens
sapiens, le rivelazioni fornite dai più recenti esperimenti su uomini e animali,
costringe almeno a una revisione di questo principio dato a lungo per scontato.
- Forse è meglio considerare gli
animali come dei «controllori‑valutatori» che tentano, attraverso metodi di
comunicazione combinati, di indurre le altre creature a obbedire in modi che
risultano propizi all'individuo, al gruppo e alla specie.
- Il rapporto tra controllo e
valutazione può quindi spiegare l'evoluzione della comunicazione animale in
generale: ciò che risulta importante per la sopravvivenza e la crescita in
natura è quello che il comportamento comunicativo compie, non ciò che esprime.
- In tale processo evolutivo
sempre più elaborato di controllo e valutazione, il linguaggio sotto forma di
comunicazione vocale non solo come base di ogni interazione sociale ma anche
come veicolo di una forma sofisticata di pensiero si è sviluppato naturalmente
in un'unica famiglia. Quella degli ominidi.”
L'’insieme delle
ricerche ed in particolare la metodologia sperimentale illuminano sul modo come
avviene l’'apprendimento linguistico oltre che negli animali anche nell’'essere
umano :
- Innanzitutto vi è l’'apparato vocalizzante, che l’evoluzione ha predisposto per l’'homo sapiens sapiens
- Vi è, altrettanto fondamentale, l'’apparato neuronale e l’'area cerebrale del linguaggio che permette la elaborazione e memorizzazione delle parole, dei significati, i collegamenti tra nomi, azioni articoli avverbi pronomi aggettivi (grammatica e sintassi) ecc. e la creazione dei pensieri; (con lo stesso procedimento che attiviamo quando creiamo gli utensili, li usiamo, li adattiamo a nuove esigenze, ne creiamo di nuovi per nuovi problemi ecc.);
- Vi è la lunga fase dell'’apprendimento che può essere distinto in due momenti che avvengono o contemporaneamente o in sequenza
- primo momento(modellamento di lingua e labbra per modulare i suoni la emissione della voce e sua modulazione uso dei muscoli facciali ecc.
- secondo momento apprendimento dei significati delle singole parole (parole nomi, parole, azioni, parole aggettivi, parole avverbi, parole …..)
- vi è la fase della creazione o combinazione personale e creativa delle parole, dei pensieri, di nuove parole, di nuovi pensieri.
Mentre sui primi due punti sovraesposti interviene
prevalentemente l'’evoluzione che ha affinato l’'apparato vocalizzante e
predisposto l’'apparato neuronale , nei secondi due punti interviene con
molteplici modalità (skinneriane e behavioristiche) l'’impronta fondamentale
della figura materna che in vario modo accompagna (accompagnamento creativo (accompanying creative)) e determina, in
concorso con le capacità del soggetto, l'’apprendimento linguistico.
Gli straordinari studi
neurofisiologici e le osservazioni ecografiche degli ultimi anni hanno permesso
di certificare la fase uditiva del feto; modificando l’'atteggiamento dominante
nell’'ambiente scientifico che riteneva il feto una “massa psichicamente
indifferenziata” e che solo dopo la nascita, il neonato iniziava
l’'apprendimento e l’uso dei propri organi di senso.
L'’ottica speculativa si è ampliata ed arricchita dato
che fin dai primi mesi di vita intrauterina il nascituro, man mano che i
vari apparati si strutturano, è in grado di percepire e di
registrare tutto quello che avviene nella madre e nell'’ambiente circostante.
In particolare per quanto si riferisce all’aspetto uditivo “L’utero è un luogo
sonoro, nel quale il feto matura la propria capacità di udire, di interagire e
di rispondere.
Il feto sente prima per via
tattile, attraverso i pori della pelle, poi dal 6° mese di gestazione anche per
via uditiva. Infatti, l’apparato uditivo completa la sua maturazione tra il 2°
ed il 5° mese di gravidanza, perciò dopo il 6° mese il feto ha la capacità di
ascoltare per tutto il tempo.
Il feto percepisce sia i suoni
interni del corpo materno, che i suoni esterni dell’ambiente circostante.
Tra i
suoni interni emerge il battito cardiaco materno, che viene percepito dal feto
a 72 decibel. In termini di paragone ricordiamo che 10 dB corrispondono al
fruscio delle foglie, 30 dB alla conversazione normale, 70 dB al traffico
cittadino, 110 dB alla motocicletta in corsa. Quindi il battito cardiaco
materno risulta così forte da mascherare gli altri rumori, sia quelli materni
(gastrointestinali e respiratori) che quelli esterni……
La voce materna si
colloca a metà tra i suoni interni e quelli esterni, dato che viene percepita
sia come suono esogeno che endogeno, attraverso la trasmissione ossea e gli
organi interni. La voce materna giunge al feto più deformata rispetto alle
altre voci, in quanto scompaiono le componenti armoniche più acute.
Il feto non riconosce le singole parole, ma percepisce i
tratti prosodici, rappresentati da altezza, intensità, timbro, durata dei suoni
emessi. Sono questi, infatti, i fattori che danno significato ad una frase
parlata. In pratica quando si parla il veicolo di trasmissione del significato
è dato dalla musica del linguaggio, per cui il feto anche se non discrimina le
parole, ne può percepire il suo
significato più profondo. Attraverso la voce si può stabilire una
comunicazione tra madre e feto.”….. Tramite il suono, il feto inizia a
conoscere il mondo e ne ha un ricordo tanto che, da neonato, preferisce i suoni
che ha già sperimentato durante la vita intrauterina, come il battito cardiaco,
le storie, le canzoni e le ninnananne cantate dalla madre in gravidanza. Il
neonato ama molto la voce materna tanto che per ascoltarne la registrazione,
altera il suo modello di suzione, la durata e le pause.” (Estratto da: C.
Paganotti et al. IL SUONO E LA VITA PRENATALE. Brescia Musica, n.53, p.10, 1996.”)
Ormai sono talmente numerosi
gli studi, le osservazioni, le sperimentazioni sulla fase prenatale che hanno determinato anche dei sostanziali
cambiamenti sulla normativa e sull’attenzione da dare a questa delicatissima
fase della vita umana ed in particolare alla donna incinta .
La fondamentale opera della donna
– madre può essere da tutti osservata come in un film se ci si sofferma a
guardare l’atteggiamento ed i comportamenti di qualsiasi donna incinta sia che abbia avuto informazioni precise sia
che abbia una minima informazione del fenomeno della maternità. Normalmente la
donna –madre vive il suo stato di gravidanza con una gamma di sensazioni ed
emozioni molto ampia oscillando dall’estasi più assoluta alle trepidazioni più
intense. Ogni minimo cambiamento nel proprio corpo è attentamente interrogato
dando il via a innumerevoli domande. La donna incinta fin dal momento del
concepimento o dal momento della certezza di portare in sé una nuova vita
inizia a dialogare intimamente ed intensamente non solo con i suoi pensieri ma
attivando le corde vocali come se il feto fosse una entità fuori di sé e quindi
possessore di tutte le facoltà di comprensione e risposta.
Fin dalla notte dei tempi ad oggi
le donne in stato interessante hanno la consapevole convinzione di interagire con il nascituro ed
hanno sempre attivato quei comportamenti e quelle condizioni che possono far pervenire al nascituro
la propria voce, suoni, melodie, sensazioni di bellezza, di pace, di
tranquillità, di felicità, di benessere ecc. .
Passeggiano , apparentemente
solitarie, mentre si immergono in profonde ed appassionate chiacchierate con il
proprio bambino che dall’interno del proprio corpo ascolta e risponde col tatto
e con i movimenti e con varie espressioni che ora noi siamo riusciti a
fotografare con le ecografie tridimensionali.
In ogni attività che le donne
gravide svolgevano e svolgono possono avere attenzione al lavoro in casa ed al
lavoro in ufficio ma soprattutto hanno un costante dialogo mentale, vocale e
gestuale con il proprio bambino.
La immensa mole di input sonori
che pervengono al feto dal quinto sesto mese viene immagazzinata continuamente,
viene comparata, in parte e poi completamente
compresa, ma la caratteristica
che risulterà fondamentale per i successivi apprendimenti è la mediazione
materna .
La corrispondenza dei suoni con
le emozioni e le reazioni della madre fanno acquisire in forma personale ed
unica quelle intensità a quelle emozioni profonde dando la prima forma di
messaggio empatico e di apprendimento e dando inizio all’accompagnamento
creativo o alla vera e propria creazione del linguaggio da parte della donna
madre.
La tappa fondamentale di ogni
aspetto della nuova identità (attualmente in fase fetale) è nella fase uterina
quando ogni percezione viene filtrata e fatta pervenire da quella meravigliosa
amorevole divinità che è la donna madre.
Nel momento in cui il completo
esserino si affaccia alla luce uscendo da quell’ambiente ovattato morbido caldo
protettivo la donna madre esalta immensamente la sua caratteristica di mamma.
Da questo momento ogni attimo, ogni
attenzione, ogni pensiero è dedicato esclusivamente al neonato. La donna madre
non esiste più per se stessa ma esclusivamente per il suo bambino. Non esiste
più il giorno o la notte né marito o amici né altro o altri solo il neonato.
Tutti abbiamo questa esperienza della assoluta ed universale indispensabilità
della mamma. Non esisteremmo.
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